La Royal Navy ha la dolorosa esperienza dell'assenza di corvette

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La crisi in corso oggi nello Stretto di Hormuz agisce, al di là della Manica, come una scossa elettrica per l’opinione pubblica, che improvvisamente si rende conto le ridotte risorse ora a disposizione della Royal Navy. Infatti, la marina più gloriosa della storia, che per 3 secoli ha assicurato al Regno Unito una posizione dominante e un posto privilegiato tra le grandi nazioni, si ritrova incapace di schierare più di un cacciatorpediniere e una fregata per proteggere le navi commerciali da possibili abbordaggi da parte di Motoscafi della Guardia rivoluzionaria iraniana nelle acque dello Stretto di Hormuz e del Golfo Persico. E non a caso, tra il 1990 e oggi, la Royal Navy ha visto le sue dimensioni passare da 150 a meno di 90 navi, con la rimozione di quasi 30 fregate, navi che fino a poco tempo fa costituivano la spina dorsale della sua efficacia.

Se possiamo, e dobbiamo, puntare il dito contro le decisioni politiche rischiose e la mancanza di anticipazione da parte dei poteri pubblici che hanno tenuto la testa sotto la sabbia per troppo tempo per non prendere coscienza dei limiti della dottrina del “ Benefici della pace”; se si può ovviamente incolpare l'avventurismo di Tony Blair che ha deciso di seguire gli Stati Uniti in Iraq, a costo di una profonda disorganizzazione dell'intera Difesa britannica; non possiamo ignorare che anche lo Stato Maggiore della Royal Navy ha una parte significativa di responsabilità in questa situazione.

HMS Duncan Type 45 2 Analisi della difesa | Bilanci e sforzi di difesa delle Forze Armate | Costruzioni navali militari
La Royal Navy avrebbe potuto avere 10 corvette al prezzo di 2 dei suoi 6 cacciatorpediniere Type 45

Infatti, come la maggior parte delle marine occidentali, le strategie della marina britannica hanno privilegiato, negli ultimi 20 anni, la costruzione di unità navali di grandi dimensioni, rispetto al numero di unità più piccole, ma anche molto meno costose. Pertanto, ogni cacciatorpediniere antiaereo britannico Type 45 sarà costato l’enorme cifra di 1,1 miliardi di sterline, ovvero 1,4 miliardi di euro al tasso di cambio al momento della sua costruzione. L'edificio, equivalente alla classe franco-italiana Horizons, dispone di un armamento consistente di 48 silos di missili Aster 15 e 30, oltre a missili antinave, un cannone da 127 mm e sistemi di difesa ravvicinata. Ma per il prezzo di un Type 45, la Royal Navy avrebbe potuto costruire 4 o anche 5 corvette antisommergibile, simili alla Gowind 2500, con capacità di autodifesa antiaerea, ma con capacità antinave e ASM equivalenti o addirittura superiori al Type 45. Pertanto, rinunciando a 2 Type 45, il formato della flotta da combattimento di superficie della Marina britannica avrebbe potuto aumentare di 10 unità, 15 senza i sottomarini del 7° Astute.

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La Royal Navy, come quella francese, ha ignorato il segmento intermedio tra le grandi unità offshore e le unità d’azione in mare, e oggi ne paga il prezzo. Ricordiamo a questo proposito che la Marina francese aveva già eliminato la nozione di aviso, quindi di corvette, dopo la riclassificazione degli A69 in "Pattugliatori d'altura", e che il piano Mercator, presentato dall'ammiraglio Prazuck, non fa menzione di nessun programma di fregata di second'ordine, le fregate leggere Stealthy sarebbero in parte destinate a fornire supporto temporaneo all'IDF durante il ritiro dei T70 e in parte ad essere vendute sul mercato dell'usato entro pochi anni.

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La sostituzione della classe LaFayette FLF non è prevista dal piano “MERCATOR” della Marina francese

Fino ad ora, le autorità politiche e militari hanno giustificato questo restringimento del formato con la cooperazione internazionale, sostenendo che le operazioni militari erano ormai un affare di coalizione. Anche in questo caso il risveglio fu doloroso per la Regia Marina. Perché tranne la Francia, nessuno in Europa ha ancora formalmente accettato di partecipare attivamente alla missione di protezione del traffico marittimo nello Stretto di Hormuz. Nessuna marina ha richiesto, non per egoismo nazionale, ma per mancanza di risorse, edifici che potessero essere utilizzati in questo modo in una missione non pianificata. Anche la Francia non ha, per ora, indicato quali risorse potrebbero essere destinate a questa missione.

Possiamo solo sperare in un allentamento delle tensioni con l’Iran. Ma qualunque cosa accada, questa crisi sarà servita da rivelatore degli errori di giudizio che governavano la consapevolezza attuale. Possiamo solo sperare che ciò duri oltre il tempo mediatico, e che finalmente gli eserciti europei prendano in considerazione ancora una volta la virtù dei numeri, e non solo della potenza tecnologica e unitaria.

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