Se oggi la Cina rimane surclassata dagli Stati Uniti, potrebbe benissimo diventare, entro il 2035, la prima superpotenza militare del pianeta, basandosi su quattro pilastri efficacemente controllati.
Con 2 milioni di soldati, meno di 3000 carri armati moderni, mille aerei da combattimento di 4a generazione e solo due portaerei e una trentina di cacciatorpediniere, gli eserciti cinesi sono, almeno sulla carta, ben lontani dal rappresentare un potenziale avversario fuori dalla portata degli Stati Uniti , per non parlare del campo occidentale nel suo insieme.
Tuttavia, la costruzione militare intrapresa da Pechino per circa trent'anni è oggi l'ossessione di soldati e strateghi americani, al punto che tutte le evoluzioni materiali e dottrinali intraprese oltre Atlantico negli ultimi dieci anni mirano solo a contenere l'ascesa dell'esercito cinese eserciti.
Infatti, al di là della percezione istantanea delle forze di Pechino oggi, la Cina fa affidamento su 4 pilastri strategici che potrebbero, se attuati correttamente, fare del Paese la prima potenza militare mondiale entro il 2035, e darle vantaggi strategici che saranno molto difficili per gli Stati Uniti Stati e dei suoi alleati per contrastare.
1- Una strategia tecnologica ambiziosa ma misurata;
Durante tutta la Guerra Fredda, la strategia occidentale mirava a neutralizzare la superiorità numerica delle forze sovietiche e dei suoi satelliti del Patto di Varsavia, facendo affidamento, in gran parte, su un vantaggio tecnologico sufficiente a fungere da moltiplicatore di forza.
La Guerra del Golfo del 1991 confermò, in un certo senso, la rilevanza di questa dottrina, avendo le forze della coalizione spazzato via gli eserciti iracheni utilizzando principalmente attrezzature sovietiche in poche settimane di campagna aerea e 100 ore di combattimento di terra, anche se le forze di terra della coalizione erano numericamente alla pari con gli eserciti iracheni.
Per gli Stati Uniti, e per gran parte dei loro alleati, è stato dimostrato che la superiorità tecnologica portava un netto vantaggio operativo e poteva in una certa misura compensare una debolezza numerica.
È così che, al di là dell'Atlantico, un'euforia tecnologica si è impadronita del Pentagono, con lo sviluppo di numerosi programmi dalle ambizioni sproporzionate che si sono conclusi con cocenti fallimenti, come i cacciatorpediniere Zumwalt, l'elicottero da combattimento Comanche o i numerosi tentativi di sostituire l'M2 Bradley
Anche gli strateghi cinesi hanno tratto preziose lezioni da questa guerra. Per loro, se dovessero un giorno affrontare gli eserciti occidentali, era necessario neutralizzare preventivamente il gradiente tecnologico di queste forze, non cercando di sviluppare attrezzature più efficienti degli Stati Uniti o degli europei, ma dotandosi di attrezzature sufficientemente vicine alle loro, in modo che il coefficiente moltiplicatore che giocava a pieno durante la Guerra del Golfo, si trova neutralizzato.
Non sorprende quindi notare che il caccia monomotore J-10 offre prestazioni e capacità molto vicine a quelle dell'F-16 e del Mirage 2000, che il J-11 si avvicina a quelle dell'F-15 e che il J -16 ha ben poco da invidiare all'F-15E. Per quanto riguarda il J-20, come il J-35 attualmente in fase di test, probabilmente non eguaglieranno l'F-22 o l'F-35, ma non permetteranno nemmeno a questi velivoli di trarne un vantaggio decisivo.
Infatti, negli ultimi 15 anni, molti nuovi equipaggiamenti cinesi sono stati chiaramente ispirati nel design e nelle prestazioni da quelli che costituiscono il grosso delle forze occidentali, come l'elicottero Z-20 contro l'UH-60 Black Hawk e il suo versione navale MH-60 Romeo, l'aereo da trasporto Y-20 rispetto al C-17, il cacciatorpediniere Tipo 052D rispetto ai cacciatorpediniere Arleigh Burke, o anche l'aereo radar imbarcato KJ-600 rispetto rispetto all'E-2D Hawkeye.
Gli Stati Uniti, del resto, non sono l'unica fonte di “ispirazione” per gli ingegneri di Pechino, come dimostra il cannone da camion PCL-181 ispirato al CAESAR francese. Più di recente, abbiamo potuto osservare un certo accorciamento del tempo di risposta cinese rispetto alle innovazioni occidentali, ad esempio la presentazione di una copia del drone da combattimento XQ-58A Valkyrie anche se quest'ultimo è ancora solo al prototipo palcoscenico.
La Cina ovviamente non si astiene dal compiere alcuni decisivi passi avanti tecnologici, come nel caso delle armi ipersoniche ad esempio, ma l'essenza della sua strategia oggi si basa proprio sulla neutralizzazione del gradiente tecnologico occidentale, così da privare gli Stati Uniti di questo risorsa che vale un moltiplicatore di forza in caso di confronto.
Inoltre, per non innescare una corsa agli armamenti come quella vissuta da Stati Uniti e Unione Sovietica negli anni '50, Pechino rimane piuttosto misurata nelle sue ambizioni, senza mai cercare di sfruttare eccessivamente il proprio vantaggio, inteso digitalmente. Almeno per ora.
2- Pianificazione operativa e industriale esemplare
Se la Cina non vuole fare della tecnologia per la difesa un asset decisivo, ma semplicemente neutralizzare questo asset nelle mani degli occidentali, è perché ha altri asset molto più esclusivi. Il primo di questi non è altro che l'eccezionale qualità della sua pianificazione operativa e di difesa industriale da circa trent'anni.
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