Una prima visione del progetto del caccia coreano KF-X

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Come il Giappone e la Turchia, la Corea del Sud ha lanciato il proprio programma di aerei da combattimento di quarta/quinta generazione. Destinato ad entrare in servizio intorno al 4, il progetto coreano KF-X si basa su una cella con un'immagine radar bassa, ma non dispone di un vano armi interno, il che lo posiziona più nella generazione 4,5 che nella 5a generazione. 

La decisione coreana, come quella giapponese, di sviluppare un proprio aereo è legata al rifiuto degli Stati Uniti di esportare l'F-22 e di offrire solo l'F-35 come alternativa. Quest’ultimo resta comunque un velivolo monomotore a corto raggio. Per la Corea del Sud, come per il Giappone, era necessario sostituire le flotte di F-15, velivoli molto apprezzati dai piloti e dagli staff di entrambi i Paesi. Inoltre, il prezzo dell’F-35 pone notevoli problemi, sia in Corea che in Giappone, soprattutto perché inizialmente tali costi erano stati strettamente controllati contrattualmente.

Per il momento le informazioni sull’andamento o sui prezzi dei progetti nei paesi asiatici sono frammentarie e inaffidabili. Tuttavia, sembra chiaro che nel 2030 la fornitura europea di aerei da combattimento sarà obsoleta di fronte alla concorrenza globale, fino allo FCAS nel 2040. E anche a quella data, è più che probabile che, almeno per i primi 5 anni, La produzione dello FCAS sarà destinata alle forze aeree francesi e tedesche, nonché ai partner europei del progetto.

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Non si tratta di mettere in discussione il progetto FCAS, che è ovviamente un progetto di punta dell'aeronautica europea. Ma negando qualsiasi flessibilità al progetto, si rischia di avere gli stessi effetti negativi sull’industria della difesa europea dell’F-35. Quel che è peggio, rischia, suo malgrado, di indebolire in modo molto significativo la potenza aerea europea e francese per una quindicina d’anni.

La progettazione e la produzione di un caccia monomotore entro il 2030 consentirebbe di affrontare i rischi, ampliando al contempo il potenziale mercato a cui si rivolge l’industria europea della difesa, e riducendo i rischi legati alla tecnologia suddividendo lo sviluppo su 2 progetti, e non solo uno.

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