Stati Uniti, Turchia, Russia, ha suonato il tempo delle grandi manovre

Ci è voluta meno di una settimana perché Stati Uniti e Turchia iniziassero i loro piani per compensare l'uscita del programma F35 di quest'ultima, a seguito della sospensione della consegna dei pezzi di ricambio del programma decisa da Washington.

Da parte americana l'obiettivo sarà quello di trovare rapidamente un acquirente per i 100 velivoli destinati alle forze aeree turche. E non ci vorrà molto. Non appena hanno presentato le loro proposte ai 4 paesi interessati, Polonia e Grecia hanno risposto favorevolmente e hanno espresso interesse per l'acquisizione del dispositivo Lockheed. Da parte polacca, si tratta di dare impegni alle autorità statunitensi sul coinvolgimento del paese al fine di rafforzare in modo significativo la presenza delle forze statunitensi sul suo territorio. E il fatto è che, tra la vicinanza della zona di contatto con la Russia, le tensioni con Washington e Berlino per il debole sforzo difensivo tedesco e l'eliminazione dell'F35 per sostituire i suoi Tornado, l'attrattiva polacca è alle stelle. Ricordiamo che il paese aveva recentemente acquisito il sistema di artiglieria a lungo raggio HIMARS, i sistemi Patriot PAC-3 e gli elicotteri Black Hawk, in un presunto attaccamento all'equipaggiamento americano piuttosto che europeo.

Da parte greca la situazione è significativamente diversa. Il paese è fortemente limitato dal punto di vista finanziario e le dichiarazioni del ministro della Difesa greco secondo cui il paese era interessato all'acquisto di 24 aerei implicano che l'offerta finanziaria che accompagna l'offerta tecnologica deve essere più che motivante. Inoltre, si tratterebbe di una svolta nella situazione in cui versa la Turchia che, fino a poco tempo fa, doveva rappresentare una minaccia molto difficile da contenere per gli eserciti ellenici, con i cento F35A ordinati.

La Turchia, appunto, che non resta inattiva. Attraverso voci diplomatiche, il Paese ripete più e più volte che l'acquisizione del sistema S-400 non minaccia in alcun modo i sistemi della NATO e che il Paese ha rispettato sotto ogni aspetto i suoi impegni industriali nel programma F35 come nella NATO. Al contrario, il presidente Erdogan ha incontrato oggi, 8 aprile, il presidente russo V.Putin per discutere le possibilità di avvicinare i due paesi. Oltre agli aspetti economici, i due hanno discusso anche di una “maggiore collaborazione” per quanto riguarda l'equipaggiamento militare i resoconti della riunione. Il messaggio agli Stati Uniti è chiaro: la Turchia non si ritroverebbe isolata in caso di ritiro definitivo dal programma F-35, e nemmeno in caso di ritiro dalla NATO. Sarebbe sorprendente, a questo proposito, se il presidente Erdogan mantenesse la Turchia nella NATO quando gli Stati Uniti avrebbero posto il paese sotto un embargo tecnologico, conducendo al tempo stesso un’offensiva economica volta a svalutare la lira turca.

Per la Russia, far uscire la Turchia dalla NATO per farne un alleato militare, un partner tecnologico e un cliente di attrezzature per la difesa sarebbe un successo straordinario. Inoltre, la NATO perderebbe il controllo del Bosforo e, di conseguenza, vedrebbe le sue posizioni nel Mar Nero in gran parte compromesse, come nel Mediterraneo orientale. Infine, Ankara potrebbe condividere con Mosca alcune moderne tecnologie e strategie di difesa della NATO, acquisite durante i programmi di cooperazione (elicottero T129, F16-block52+, F-35A, carro armato pesante Altay e corvette Ada).

In effetti, se le tensioni tra Stati Uniti e Turchia non dovessero allentarsi, e ci sono poche ragioni per farlo, non sarebbe sorprendente vedere Ankara acquisire aerei da combattimento Su-35 e Su-57, come vedere Mosca sostituire Londra il programma TFX.

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