Sistemi operativi, terre rare, componenti elettronici ... Le grandi nazioni eliminano le loro debolezze strutturali

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Negli ultimi anni numerosi segnali hanno suggerito un rapido deterioramento della situazione internazionale e un crescente rischio di conflitto, anche tra le principali nazioni tecnologiche. Ma tra tutti questi segnali, le recenti dichiarazioni di diversi leader in merito all’eliminazione delle dipendenze strategiche sono, forse, tra i più allarmanti.

Se il fenomeno ha avuto una notevole visibilità mediatica negli ultimi giorni, con il divieto di importazione di smartphone e apparecchiature di rete del produttore cinese Huawei decretato dagli Stati Uniti, seguito dalla rimozione della licenza Android sugli smartphone del marchio, si tratta in realtà di un un’ondata di terreno che ha acquisito slancio diversi anni fa, e che ha portato le nazioni militari e tecnologiche a stabilire piani per identificare, limitare e poi eliminare, la dipendenza strategica da prodotti o materie prime controllati da una nazione potenzialmente ostile, o semplicemente ostile.

Così, in Russia, le autorità hanno investito nello sviluppo di un nuovo sistema operativo, basato su Linux, destinato a sostituire Microsoft Windows e MacOS sui computer statali e, in ultima analisi, su quelli del Paese. Astra Linux, questo il nome del programma, è già in servizio nei servizi segreti e nello Stato Maggiore russo, e potrà essere distribuito più ampiamente quando sarà perfettamente stabilizzato, sicuro e quando l'offerta software sarà sufficiente. Allo stesso tempo, come già avviene in Cina, il Paese ha realizzato infrastrutture che consentono alle autorità di isolare la rete Internet dalla rete nazionale.

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La Cina non è da meno, e ci sono voluti solo pochi giorni perché lo smartphone Huawei numero 2 al mondo annunciasse l'imminente disponibilità del proprio sistema operativo, basato sul core Android, software gratuito come Linux, e ne portasse un numero sufficiente di applicazioni per rendere il servizio appetibile per gli utenti, in Cina e nel mondo. Non c'è dubbio che la base installata di terminali indirizzabili del costruttore cinese, così come la scelta di un sistema Android, convinceranno la maggior parte degli editori di software a proporre i propri programmi e giochi per integrare il portale di download del colosso cinese. Le scadenze molto brevi confermano che Huawei aveva previsto questo rischio da tempo, e quindi che l'approccio avviato dalla Casa Bianca rischia di produrre effetti contrari a quelli attesi, rafforzando la posizione cinese e riducendone al tempo stesso la dipendenza tecnologica.

Lo stesso vale per i componenti elettronici, anch'essi soggetti all'embargo da parte di Washington. La Cina produce già un gran numero di componenti e può trovare soluzioni alternative con partner asiatici come la Corea del Sud, che ha adottato una linea d’azione più flessibile nei confronti di Pechino.

D’altro canto, la minaccia cinese di mettere sotto embargo i materiali provenienti dalle terre rare rischia di mettere sotto pressione a breve termine interi settori dell’industria americana, e quindi la sua economia. La Cina detiene oggi una posizione molto dominante nello sfruttamento delle terre rare nel mondo, ed intende mantenerla, visti gli sforzi compiuti per acquisire il controllo di questi preziosi elementi in tutto il mondo, in particolare in Africa. Nel 2018, esperti americani ed europei hanno anche chiesto riserve di queste materie prime per compensare il rischio che si presenta oggi. Le terre rare forniscono gli elementi essenziali per la costruzione di componenti elettronici, ma anche per le moderne batterie, o per la progettazione di leghe essenziali per la fabbricazione di aerei e satelliti.

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La Cina non è l’unica ad avere terre rare, che, in effetti, non sono poi così rare. D'altro canto è essa che garantisce il maggior sfruttamento e quindi detiene il monopolio virtuale sugli elementi stessi. Tanto più che l’estrazione di questi minerali e metalli è particolarmente difficile ed estremamente inquinante per l’ambiente. Pertanto, fino ad ora, i governi occidentali sono stati abbastanza soddisfatti della situazione, non dovendosi assumere la responsabilità ecologica di queste estrazioni minerarie.

Per il momento la Cina si è accontentata di minacce e non ha attuato alcuna forma di embargo. Sa che tali misure potrebbero deteriorare rapidamente e in modo molto evidente le relazioni con gli Stati Uniti, con il risultato di una retorica bellicosa per la quale non è ancora pronta (cosa che non sarà più così nel 2030). Ma è chiaro che d’ora in poi tutte le nazioni tecnologiche e militari, Stati Uniti, Russia e Cina, consolideranno rapidamente la loro autonomia strategica, in tutte le aree critiche.

E l'Europa? Come sempre, i paesi europei sembrano operare in una bolla scollegata dagli sviluppi del contesto strategico internazionale. Se l’Unione Europea, e soprattutto la Francia, cercano di consolidare la propria indipendenza strategica in materia di Difesa, è essenzialmente nell’ipotesi di tensioni commerciali tra Stati, anche con gli Stati Uniti. Ma i paesi europei continuano a dipendere fortemente dalla Russia (gas, petrolio), dalla Cina (beni manifatturieri, investimenti, terre rare) e dagli Stati Uniti (tecnologie digitali), quindi sono sicuri di dover affrontare crisi rapide e profonde, nel caso delle grandi tensioni nel mondo.

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Questo è probabilmente uno dei punti chiave che squalificano l’Europa dal titolo di grande potenza mondiale...

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