Di fronte alla crisi, cosa si può fare per salvare il LPM 2019-2025?

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La Legge sulla Programmazione Militare 2019-2025 sarà quindi una LPM 2019-2018. Secondo le informazioni fornite, i primi annunci volti a soddisfare le aspettative espresse rappresentano dai 12 ai 15 miliardi di euro di spese e riduzioni di entrate per le casse dello Stato. 

Una crisi economica unita ad una crisi di bilancio

Si prevede che la crescita nel 2018 perderà tra lo 0,4 e lo 0,6% rispetto alle previsioni di bilancio, ovvero 20 miliardi di euro di entrate sociali e fiscali aggiuntive. Inoltre, con una crescita inferiore all’1,5%, la disoccupazione ricomincerà a salire. Si prevedeva un movimento fondamentale nel 4° trimestre con una crescita dello 0,8% per raggiungere l'1,7% nel corso dell'anno, cosa irraggiungibile anche senza i gilet gialli.

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Le perdite per le finanze pubbliche saranno quindi probabilmente pari a 25-30 miliardi di euro nel 2019, ovvero oltre il 15% del bilancio statale. Anche i deficit sociali dovrebbero ricominciare ad aumentare, sapendo che lo Stato è obbligato a compensarli a livello di bilancio ogni anno.

Inoltre, gli effetti economici non si limitano alla crisi dei gilet gialli. Si accompagna ad una crisi di fiducia marcata e profonda, che limiterà gli investimenti in Francia per diversi anni. Pertanto, l’aumento dei deficit combinato con il calo della crescita porterà ad un aumento dei tassi di interesse, sia per lo Stato che per l’economia nazionale. 

Tuttavia, il governo non può superare il deficit pubblico del 3%; Dovrà quindi reperire ancora 20 miliardi di euro di risparmi. 

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Bisogna però riconoscere che l’assenza di risposte alle aspettative espresse dalla crisi dei Gilet Gialli genererebbe effetti sociali ed economici anche peggiori di quelli previsti.

L'LPM, un bersaglio d'elezione per il governo

Di fronte a una rabbia palpabile, questi risparmi dovranno essere ridistribuiti verso spese con bassa reattività sociale, di cui la difesa è in cima alla lista. Il Ministro della Difesa ha già annunciato lunedì, e senza alcuna sorpresa, che “il bilancio delle forze armate potrebbe essere ridotto per contribuire agli sforzi di bilancio richiesti”. 

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Tuttavia, la rinuncia all’LPM avrebbe conseguenze catastrofiche, sia per gli eserciti che per l’ecosistema della Difesa, che possono essere stimate in 30.000 posti di lavoro diretti distrutti nel BITD e 100.000 posti di lavoro in totale. Ciò porterà anche all’irrimediabile declassamento degli eserciti e dell’industria della difesa francesi, nonché del ruolo e dell’autonomia decisionale della Francia. Infine, dobbiamo aspettarci un forte aumento delle difficoltà incontrate dagli eserciti nel mantenere il proprio numero. 

Possiamo salvare l'LPM?

La salvaguardia del LPM è ora nelle mani dell’ecosistema Difesa, che deve proporre un modello alternativo accettabile e realistico per finanziare l’aumento dei crediti richiesti dalla Difesa Nazionale. La risposta politica ha mostrato i suoi limiti e la sua attenzione si concentrerà su considerazioni sociali.

Se gli eserciti e l’ecosistema della Difesa vogliono preservare lo strumento della Difesa, spetta quindi a loro proporre una soluzione che consenta di mantenere ed estinguere gli investimenti nella Difesa, in modo forte e coordinato. Le richieste di responsabilità politica, la presentazione delle conseguenze future e altri forum stampa o televisivi, strumenti tradizionalmente utilizzati dall’ecosistema della Difesa, non possono e non saranno ascoltati. Non prestiamo attenzione ai discorsi sull’isolamento in una casa in fiamme

È in questo contesto che la dottrina della Difesa del Valore Positivo e il modello della Difesa della Base assumono tutto il loro significato. Il DVP offre una lettura multidisciplinare degli effetti degli investimenti della Difesa, in particolare nell'industria della Difesa, per bilanciare le entrate sociali e fiscali legate alla spesa per la Difesa dello Stato, in modo da costruire un modello basato sul saldo di bilancio e sociale degli investimenti dello Stato, per la gestione degli investimenti per la Difesa, invece della gestione delle Spese in corso da 50 anni.

La Base di Difesa applica il DVP all’intero sforzo della Difesa, per ridefinire gli investimenti nella Difesa come un investimento economicamente e socialmente efficiente per lo Stato, fornendo allo stesso tempo agli eserciti le risorse umane, materiali e tecnologiche necessarie. In questo modello, l’aumento di 15 miliardi di euro di investimenti in attrezzature per la difesa genera 1,1 milioni di posti di lavoro, tra cui 350.000 posti di lavoro nell’industria e 70.000 militari, finanzia l’aumento di 40 miliardi di euro nel bilancio dell’esercito e genera 15 miliardi di euro di entrate e risparmi netti per anno. anno per le finanze pubbliche.

È quindi urgente ed essenziale che l’ecosistema della Difesa, le industrie della Difesa, i subappaltatori, gli eserciti e i rappresentanti politici locali, facciano il punto della crisi che sta arrivando e decidano un’azione proattiva piuttosto che, ancora una volta, tornare indietro. Le soluzioni esistono, manca solo la volontà di agire.

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