La Cina lavora per migliorare il caccia stealth J-20 e succedergli

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In un'intervista con la CCTV cinese di proprietà statale, l'ingegnere capo del programma di caccia stealth J-20 ha fornito suggerimenti sul futuro del dispositivo. Oltre a sostituire gli attuali motori russi con quelli cinesi, il velivolo stealth cinese vedrà anche la sua avionica e le sue capacità evolute nel prossimo futuro con l'aumentare del numero di velivoli disponibili. Inoltre, il signor Yang ha accennato al fatto che l'Istituto 611 di Chengdu stava già lavorando il successore del J-20, che è ancora definito come un dispositivo di generazione intermedia secondo lui. Pertanto, la Cina non solo potrebbe raggiungere le grandi nazioni aeronautiche militari di Stati Uniti, Russia e Francia, ma diventare un leader che definisce le sfide e le tecnologie a venire.

Secondo le proiezioni fornite, il produttore Chengdu produrrà ora da 25 a 30 J-20 all'anno e le forze aeree cinesi riceveranno più di 80 moderni aerei da combattimento nel 2018 (J-10, J-15, J-16 e J- 20), ovvero quanto gli Stati Uniti. Inoltre, riceverà gli ultimi 14 Su-35S ordinati, ed è stato avvicinato un altro ordine per 24 aerei, le prestazioni dei 14 aerei già ricevuti danno chiaramente piena soddisfazione. Il rafforzamento tecnologico e operativo delle forze aeree cinesi procede quindi a ritmo sostenuto e dalle cifre si può intuire che l'obiettivo a lungo termine sarà quello di disporre di una forza compresa tra 2200 e 2400 aerei moderni, cioè all'incirca lo stesso numero rispetto agli Stati Uniti.

Ma, a differenza degli Stati Uniti e degli europei, la Cina non si concentra su serie molto grandi di dispositivi, ma su serie medie da 200 a 400 dispositivi per modello, con una durata di produzione di circa dieci giorni all'anno. Il fatturato così generato ha permesso ai produttori cinesi di colmare in 20 anni il divario tecnologico con gli occidentali, senza generare costi aggiuntivi visibilmente fenomenali, dal momento che il bilancio della difesa cinese rimane ufficialmente ¼ di quello degli Stati Uniti.

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L’esempio cinese, ma anche quello russo, dovrebbero incoraggiarci a riconsiderare la nostra politica delle attrezzature e i nostri ritmi industriali, e a valutare la performance di cicli più brevi e serie più limitate.

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