Rafale in Serbia: contratto strategico e storico per Francia e Dassault entro 2 mesi

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La Serbia sarà l'ottavo cliente dell'export Rafale della Dassault Aviation? Questo, in ogni caso, è quanto emerge dalle recenti dichiarazioni del presidente serbo Aleksandar Vucic, in occasione della visita ufficiale del presidente Macron a Belgrado, all'inizio della settimana.

Secondo il capo dello Stato serbo il suo Paese firmerà entro due mesi, un ordine fermo per 12 velivoli Rafale, sicuramente allo standard F4, e questo, alla presenza del presidente francese.

Anche se è ovviamente necessario mantenere un certo riserbo, finché non sarà firmato l'ordine ufficiale e versato il deposito, soprattutto nei confronti di un paese come la Serbia, ancora impegnato in rivendicazioni territoriali e tensioni con i suoi vicini, e soprattutto, con il Kosovo, mai i negoziati tra Parigi e Belgrado, iniziato diversi anni fa, sarà stato così vicino al successo.

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Per evitare di dover aggiungere in ogni paragrafo "Se l'ordinanza fosse firmata" e l'uso generalizzato del condizionale, considereremo, in seguito, che le dichiarazioni del presidente Vucic sono sufficienti per considerare la futura ordinanza del 12 Rafale per l'Aeronautica Militare serba, in quanto valido, se non ancora ufficiale, fermo restando le riserve precedentemente formulate.

Uno spostamento strategico della Serbia verso l’Unione Europea, a scapito della Russia

Quest'ordine segnerà un profondo spostamento di Belgrado verso l'Unione europea. Tradizionalmente la Serbia era infatti vicina a Mosca e in passato si è dotata soprattutto di mezzi e aerei russi.

Mig-29 serbo
Rimangono 14 MiG-29 in servizio con l'aeronautica serba. Questi aerei sono stati solo leggermente modernizzati e non possono opporsi efficacemente ai caccia moderni.

Fino a poco tempo fa, solo pochi anni fa, ricevevano MIG-29 di seconda mano dalle forze aeree russe, in parte per sostituire gli aerei perduti durante la guerra del Kosovo nel 1999 contro le forze della Federazione Russa. 35 elicotteri da combattimento e da manovra MI-17 e una batteria antiaerea Pantsir M1.

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Tuttavia, una parte di questi ordini è stata rinviata, dopo che la Russia è stata sanzionata dall’Occidente, e più precisamente dagli Stati Uniti nel 2019, attraverso la legge CAATSA.

Da allora, Belgrado si è rivolta a Pechino per alcune acquisizioni militari, in particolare 4 batterie di difesa aerea a medio e lungo raggio HQ-22, un numero imprecisato di batterie a corto raggio HQ-17 e droni da combattimento CH-92 e CH-95.

Anche in questo ambito la Serbia si è rivolta in modo molto più massiccio verso l’Europa, con l’ordine di elicotteri leggeri H145M, aerei da trasporto C-295, nonché radar GroundMaster 200 e 400, nonché Missili terra-aria a corto raggio Mistral 3.

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In questo contesto l'ordine per 12 velivoli Rafale dalla Francia, del valore di circa 3 miliardi di euro compresi componenti, munizioni e addestramento, costituisce il più grande contratto di importazione di armi firmato da Belgrado negli ultimi 30 anni, nonché un profondo spostamento verso l'Europa, per cui il Paese ha ottenuto lo status di candidato dell’Unione Europea dal 2012.

Il ruolo della Francia come perno della sicurezza nei Balcani

Se questo provvedimento rafforza considerevolmente le possibilità che la Serbia entri, più o meno a breve termine, nell’UE, dà anche alla Francia un ruolo centrale nel controllo tensioni nei Balcanis.

CH-92 Serbia
Le forze aeree serbe utilizzano droni da combattimento cinesi CH-92.

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2 Commenti

  1. Spero che siano ben consapevoli che la propaganda russa ha completamente corrotto questo paese…vendendolo rafaleSerbia significa condannare a breve termine la Bosnia e darne una ai russi…
    Davvero non è una buona idea 🙁

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