Con la flotta aeronavale e una futura flotta robotica, l'ampliamento della flotta di sottomarini d'attacco nucleare rappresenta, per la Marina americana, uno dei tre pilastri proposti per contenere l'ascesa di potenza della flotta cinese.
Sono questi, infatti, i tre ambiti in cui la Marina americana sa ancora disporre di un significativo vantaggio tecnologico e operativo rispetto alla controparte cinese, nell'ipotesi ormai accettata, al massimo livello del Pentagono, di un confronto muscolare, magari anche militare, tra le due forze, nel giro di pochi anni.
Tuttavia, se la Marina americana avesse le tecnologie e il know-how per produrre e implementare sottomarini d’attacco nucleari, o SSN secondo l’acronimo inglese, si troverebbe ad affrontare la saturazione dei suoi due cantieri navali capaci di produrre queste navi, Huntington Ingalls Industries a Newport News , Virginia, e la General Dynamics Electric Boat, a Groton, Connecticut.
Proprio per questo motivo la US Navy intende creare un terzo cantiere navale dedicato, questa volta, esclusivamente alla produzione e alla manutenzione dei sottomarini della US Navy.
Questa iniziativa, storica fin dagli anni ’60, sarà accompagnata da altre due specificità, non meno importanti: la richiesta di fondi di investimento privati, per trasformare ed espandere il cantiere navale e dargli la capacità di produrre SSN, e la nascita di un nuovo player, destinato a diventare maggiore, a gestire questo cantiere, al fine di ampliare l’offerta industriale a sua disposizione.
sommario
L'evoluzione dell'equilibrio di potere navale della Marina statunitense rispetto alla Marina cinese negli ultimi 30 anni.
Alla fine della Guerra Fredda, all’inizio degli anni ’90, la Marina americana godeva di una posizione egemonica assoluta sugli oceani. Con il crollo del blocco sovietico, la potente marina immaginata dall’ammiraglio Gorshkov non fu più in grado di prendere il mare, e molte delle sue navi rimasero molti anni in banchina, ad arrugginire e a raccogliere alghe e cirripedi.
Per quanto riguarda la Marina cinese, era composta solo da navi di piccolo e medio tonnellaggio, con capacità strettamente costiere, che mostravano tutte un livello tecnologico paragonabile a quello delle navi statunitensi della metà degli anni ’50.
Se la Marina russa non è ancora riuscita a riconquistare il potere della flotta sovietica, ed è molto improbabile che ci riesca mai, la flotta cinese si è trasformata profondamente negli ultimi trent’anni, per diventare non solo una vera e propria flotta d'altura.
Oggi dispone di tutte le navi necessarie per questa missione, in gran numero, ma anche con tecnologie perfettamente aggiornate. Pertanto, le nuove navi cinesi, come i cacciatorpediniere pesanti Tipo 055, le portaerei Fujian, le fregate Tipo 054A e le navi d’assalto Tipo 075, hanno poco da invidiare alla maggior parte delle loro controparti occidentali, comprese quelle americane.
Soprattutto, le forze navali dell'Esercito Popolare di Liberazione possono contare oggi su un potenziale industriale senza equivalenti al mondo, spesso paragonato a quello utilizzato per trasformare la Marina statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, ogni anno, la Marina cinese mette in servizio un numero di unità navali maggiori da quattro a cinque volte superiore a quello della Marina americana.
Le capacità industriali costituiscono il collo di bottiglia della Marina statunitense nei confronti della Marina cinese
Allo stesso tempo, l’offerta industriale navale statunitense è diventata notevolmente sclerotica, lasciando in funzione solo una manciata di cantieri esclusivamente militari, dimensionati per sostituire soltanto le unità ritirate dal servizio.
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