Il programma Agile Compact Interceptor della Marina statunitense è una di queste nuove iniziative del Pentagono, avviate per rispondere alle recenti lezioni provenienti dall’Ucraina e dal Mar Rosso.
Deve dare origine a un nuovo missile progettato per intercettare minacce balistiche ipersoniche ed endoatmosferiche, sufficientemente compatto da poter ospitare due missili in un'unica cella del VLS Mk41.
La legge finanziaria 2025 del Pentagono offre l'opportunità di conoscere meglio questo programma destinato a rispondere a tre emergenze concomitanti: la diminuzione del numero di scorte e VLS della Marina americana negli otto anni a venire, l'aumento delle navi antinave minaccia balistica su scala planetaria e l’arrivo di missili antinave ipersonici, che richiedono nuovi mezzi di intercettazione, oltre agli SM-2/3-6, ESSM e Ram già in servizio.
L’uso intensivo di missili terra-aria e antibalistici nel Mar Rosso richiede una risposta da parte della Marina americana
Se il conflitto in Ucraina è stato ricco di insegnamenti, dall’uso di veicoli corazzati, al predominio dell’artiglieria, al ruolo della difesa terra-aria, all’onnipresenza dei droni e della guerra elettronica, all’intervento delle marine occidentali per proteggere il traffico marittimo nel Mar Rosso da missili e droni Houthi, costituì il primo grande impegno di unità navali in 40 anni, e la Guerra delle Falkland.
Così, mentre i combattimenti tra la Regia Marina e l’Aeronautica argentina, nel 1982, determinarono per molti aspetti l’evoluzione delle dottrine e delle capacità delle unità di superficie, da molti anni questo scontro, ancora in corso, comincia già a influenzare in modo significativo il architetture di unità combattenti di superficie, fregate e cacciatorpediniere, proprio quelli che sono in prima linea contro i missili Houthi.
Tra questi RETEX, uno dei più significativi riguarda l'uso intensivo di missili terra-aria e antibalistici, per contrastare i droni, i missili cruise e i missili balistici antinave lanciati ininterrottamente dagli alleati yemeniti di Teheran.
Sanaa, infatti, pur essendo uno dei Paesi più poveri del pianeta, con un Pil inferiore a 21 miliardi di dollari, inferiore addirittura a quello della Corea del Nord (30 miliardi di dollari), non sembra incontrare alcuna difficoltà nel rinnovare le proprie scorte di droni d’attacco e antinave missili.
Oltre al problema finanziario rappresentato dall’utilizzo di un missile costato più di 1 milione di dollari per abbattere un drone costato diverse decine di migliaia di euro, questo uso ininterrotto di munizioni di precisione da parte delle forze yemenite ha generato un effetto che finora era , considerato dalla Marina solo nel contesto di un impegno ad alta o altissima intensità.
Infatti, i cacciatorpediniere e le fregate schierate per proteggere il traffico marittimo civile nel Mar Rosso consumano le loro scorte di munizioni molto rapidamente, troppo, costringendole a rimanere nell’area per un periodo di tempo più breve. Il problema è ancora più delicato per quanto riguarda le armi antibalistiche, poche a bordo di un numero ridotto di unità navali Aster 30 sulle fregate francesi, italiane e britanniche, e SM-6 sui cacciatorpediniere americani.
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