Strutturati nel 2017, i programmi SCAF e MGCS hanno poi rappresentato i due pilastri principali di un’iniziativa franco-tedesca voluta da Emmanuel Macron e Angela Merkel, per impegnare l’Europa su una traiettoria più autonoma in termini di difesa, con al centro i due principali economie e potenze demografiche dell’Unione Europea.
Da allora, l'entusiasmo iniziale ha lasciato il posto a una crescente sfiducia, se non nei confronti delle autorità, almeno di parte dell'opinione pubblica, degli industriali e perfino dei militari, sulle due sponde del Reno. , mentre le difficoltà si sono moltiplicate, portando ciascuna di queste programmi sull’orlo dell’implosione.
Nonostante un percorso ormai più sicuro, anche se non garantito, a seguito del vigoroso intervento delle autorità politiche dei paesi partecipanti, rimangono molte domande nel dibattito pubblico attorno a questi programmi. Un nuovo rapporto, della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, aumenterà sicuramente ulteriormente le preoccupazioni che li circondano.
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Si raccomanda, infatti, di anticipare un possibile fallimento dei due programmi, di impegnarsi con forza nello sviluppo di soluzioni provvisorie per far fronte alla revisione del loro calendario, e soprattutto di fissare una scadenza, nel 2025, per valutare l’interesse della Francia a mantenere , o meno, la sua partecipazione a queste iniziative europee.
SCAF e MGCS, programmi dalla storia tumultuosa
È vero che dal loro lancio nel 2017 per SCAF, e anche nel 2015 per MGCS, questi due programmi hanno vissuto viaggi a dir poco caotici. Così, dopo l’euforia politica iniziale, entrambi si sono scontrati rapidamente con due grandi ostacoli: gli obiettivi divergenti dei diversi eserciti che dovevano implementare le attrezzature, e una condivisione industriale molto complessa da articolare.
Per lo SCAF, che deve consentire di progettare l'intera componente di combattimento aereo della prossima generazione, e non solo l'aereo da combattimento al centro, le esigenze tedesche, mirate ad un caccia più pesante, più destinato alla difesa aerea, e francesi, con un caccia più leggeri in grado di operare dalle proprie portaerei, ma anche di garantire una posizione nucleare, erano già difficili da armonizzare.
Tuttavia, è la condivisione industriale che ha posto i problemi più significativi, tra un’industria francese della difesa aeronautica in grado di gestire l’intero sistema in modo indipendente, un’industria tedesca capace di farlo per oltre il 75%, e la BITD spagnola, meno esperta, ma molto ambizioso.
Se alcuni pilastri hanno trovato il loro equilibrio, altri, in particolare attorno al design del caccia NGF stesso e ai suoi controlli di volo, hanno suscitato un'intensa opposizione tra la francese Dassault Aviation e l'europea Airbus DS, entrambe convinte di avere le capacità e l'esperienza per gestire questo pilastro.
Queste tensioni tra i due leader europei della progettazione aeronautica hanno portato il programma SCAF sull’orlo del precipizio. Deve la sua salvezza solo all'intervento determinato dei tre ministri supervisori di Francia, Germania e Spagna, che hanno imposto una ferma linea guida industriale, almeno per la fase di studio e prototipazione che si estende fino al 2027. .
La traiettoria seguita da MGCS è stata essenzialmente la stessa di SCAF. Inizialmente, però, il programma partiva su basi più solide, essendo stato affidato dal 2015 alla joint venture franco-tedesca KNDS che riunisce, in parti uguali, Nexter e Krauss-Maffei Wegmann, mentre anche il programma è stato finanziato in parti uguali parti uguali per Parigi e Berlino.
Tuttavia, questo non riuscì a decollare, in gran parte a causa delle aspettative difficili da armonizzare tra l’esercito francese e Das Heer, la sua controparte tedesca. Soprattutto, nel 2019, il Bundestag ha ordinato l’adesione di Rheinmetall al programma, provocando un profondo squilibrio nella sua gestione, ma anche nella sua condivisione industriale, portando ad un violento scontro tra Nexter e Rheinmetall sulla gestione di alcuni aspetti chiave, come i principali pistola del corazzato.
Ancora una volta sono dovuti intervenire i ministri francese e tedesco, Sébastien Lecornu e Boris Pistorius, qualche mese fa, per rimettere in carreggiata il programma, anche se alcuni ostacoli fondamentali non sono stati rimossi, soprattutto per quanto riguarda le aspettative divergenti tra francesi e tedeschi.
La Francia dovrà decidere nel 2025 su questi programmi, secondo un rapporto del Senato
Se oggi i due programmi sembrano essere usciti dal solco in cui si trovavano grazie ad una decisa ripresa politica, il loro futuro, invece, è ancora lungi dall'essere garantito.
Inoltre, mentre inizialmente puntavano all’entrata in servizio intorno al 2035 per MGCS, e al 2040 per SCAF, scivolano rispettivamente tra il 2040 e il 2045 per la sostituzione di Leclerc e Leopard 2, e dal 2045 al 2050, per il successore dell' Rafale et Typhoon, che solleva importanti questioni relative al periodo transitorio aggiuntivo, per il quale la pianificazione francese non dispone, ad oggi, di una soluzione.
Un recente relazione della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, in tema di crediti per l’equipaggiamento delle forze (programma 146), nel quadro del disegno di legge finanziaria 2024, assume, in materia, una visione chiara dei rischi legati a questi due programmi e delle azioni che dovrebbero essere intraprese dal governo per mitigarli.
Scritto da Hugues SAURY, senatore LR del Loiret, e da Hélène CONWAY-MOURET, senatrice socialista rappresentante dei francesi all'estero, il rapporto mette in guardia in particolare dai rischi di fallimento dell'uno o dell'altro dei programmi, o addirittura di entrambi, e sulla situazione in cui gli eserciti francesi, così come l’industria della difesa nazionale, si troverebbero in un simile scenario.
Secondo i senatori, è ora necessario che la Francia definisca una data definitiva di arbitrato sulla sua partecipazione a questi due programmi. Nella relazione si propone la scadenza del 2025, perché permette di valutare lo stato di avanzamento dei due programmi durante tutto il 2024 per determinarne le possibilità di successo o, al contrario, di ammettere che le difficoltà incontrate rappresenterebbero ostacoli troppo grandi per essere superati. le necessarie garanzie per il loro successo.
Secondo il Senato, i ritardi in questi programmi mettono a rischio l’efficacia degli eserciti
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