Se, nella sua prima presentazione, la nuova Legge francese sulla programmazione militare 2024-2030 poteva apparire monotona e senza enfasi, essa è stata notevolmente ampliata nel corso dei dibattiti parlamentari, sia per emendamenti provenienti dagli stessi parlamentari, sia attraverso emendamenti e chiarimenti apportati da stesso Ministero delle Forze Armate, in particolare riguardo al programma Rafale F5.
Sono stati così confermati alcuni programmi chiave, come la portaerei di nuova generazione, mentre la dotazione di bilancio è stata consolidata a 413 miliardi di euro, e il Ministero delle Forze Armate ha aperto la strada ad altre opportunità, come una seconda portaerei o droni da combattimento subacquei.
Le Rafale ha ricevuto anche molta attenzione. Così, pochi giorni fa davanti all'Assemblea Nazionale, il Ministero delle Forze Armate ha presentato un emendamento volto a regolamentare gli sviluppi del programma, in particolare della versione F5 che dovrà avere rinnovate capacità in termini di fusione dei dati, ma anche nuove capacità, come la soppressione delle difese antiaeree dell'avversario, e soprattutto quella di evolversi al suo fianco droni da combattimento sviluppati dal programma Neuron.
Tuttavia, se questo emendamento specificasse che il lavoro del Rafale L'F5 e il suo drone da combattimento dovevano iniziare e proseguire nel prossimo LPM, tutti, compreso il CEO di Dassault Aviation, prevedevano l'entrata in servizio intorno al 2035.
Interpellato in proposito dai membri della commissione del Senato per le forze armate e gli affari internazionali, il ministro per le Forze armate Sebastien Lecornu, ieri ha presentato un calendario, ma anche un approccio programmatico, molto più ambizioso.
Quindi, secondo il Ministro, non è una parte ma l'intero lavoro di ricerca e sviluppo a far nascere il Rafale F5 e il drone da combattimento derivato dal Neuron, che sarà prodotto nel futuro LPM 2024-2030, il che presuppone, come ha esplicitamente confermato, che i due dispositivi entreranno in servizio nel 2030, o almeno proprio all'inizio del LPM da seguire.
Questa affermazione, ovviamente più che gradita, non è la sorpresa più grande di questa audizione del Ministro. Per sviluppare i nuovi dispositivi, e finanziarli, il Ministro intende infatti chiedere “al Club Rafale ", vale a dire gli operatori attuali (Egitto, Qatar, India, Grecia) e futuri (Indonesia, Croazia, Emirati Arabi Uniti) del dispositivo, a partecipare a questa evoluzione critica del programma.
Se per il momento si tratta probabilmente solo di un'apertura potenziale menzionata da Sebastien Lecornu, questo annuncio rappresenta tuttavia senza dubbio un profondo cambio di paradigma attorno al programma Rafale, e più in generale del modo in cui la Francia vede oggi i rapporti che intende intrattenere con gli operatori dei suoi sistemi d'arma.
In effetti, tradizionalmente, la Francia divide i clienti delle sue attrezzature per la difesa in due categorie debolmente porose. Da un lato ci sono i partner, il più delle volte paesi europei vicini con i quali gli apparati vengono coprodotti, come accade con il Regno Unito nel campo dei missili e della guerra sottomarina, Germania e Spagna nel campo della aerei da combattimento e carri armati, o l'Italia in campo navale e missili terra-aria.
Gli altri sono clienti utenti, con i quali è possibile collaborare ad hoc, ma che non vengono quasi mai interpellati o addirittura consultati quando si tratta di aggiornare le attrezzature in servizio all'interno degli eserciti francesi.
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[…] Infatti, nell’ambito delle discussioni parlamentari relative al prossimo voto sulla Legge di Programmazione Militare 2024-2030, il Ministero delle Forze Armate ha presentato il 16 maggio un emendamento volto a chiarire gli sforzi che saranno intrapresi per il programma Rafale, e in particolare per quanto riguarda la nuova versione F5 che sarà sviluppata in questo periodo, per entrare in servizio inizialmente intorno al 2035, poi previsto per il 2030. […]
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