All'inizio degli anni 2000, la US Navy iniziò a progettare una nuova classe di cacciatorpediniere pesanti, il programma DD-21, designato come "Land Attack Destroyers" basato su un nuovo sistema di artiglieria navale. Il programma darà origine aluna classe Zumwalt, una nave lunga 190 metri per un dislocamento di carico di quasi 16.000 tonnellate, con grande stealth e una linea particolarmente bassa sull'acqua per ridurre la sua vulnerabilità ai missili anti-nave.
Oltre ai 20 sistemi di lancio verticale Mk47 da 4 silos che ospitavano ciascuno 4 missili antiaerei a corto e medio raggio ESSM o un missile da crociera Tomahawk, l'armamento principale della nave era basato su 2 nuovi cannoni da 155 mm denominati Advanced Gun System, un sistema di artiglieria dovrebbe sparare una decina di proiettili al minuto e una portata di quasi 150 km con il nuovo proiettile guidato a lungo raggio per l'attacco terrestre, o LRAP.
Tuttavia, e come spesso accadeva con molti importanti programmi americani del dopo Guerra Fredda, la classe Zumwalt e il sistema AGS giunsero al termine, il primo quando i suoi costi di sviluppo sono esplosi al punto da ridurre la flotta di 32 cacciatorpediniere a 3 navi per un costo di 21 miliardi di dollari, il prezzo di due portaerei della classe Nimitz, nonché dall'abbandono del secondo, sebbene già montato sullo Zumwalt, mentre il prezzo di ogni proiettile LRAP superava il mezzo milione di dollari, ben lontano dagli obiettivi inizialmente fissati dalla US Navy.
1950: i missili iniziano a sostituire l'artiglieria navale
A parte questa fallita iniziativa, l'artiglieria navale perse, dalla fine degli anni Cinquanta, il suo ruolo centrale in termini di armamento di unità da combattimento di superficie, fregate, cacciatorpediniere e incrociatori.
Così, dove l'incrociatore Colbert, armato nel 1957 e l'ultima nave di questo tipo progettata in Europa, portava al suo varo 8 doppie torrette da 127 mm e 10 cannoni antiaerei a doppio tubo da 57 mm, dopo che i cacciatorpediniere gli succedettero, in Francia come ovunque nel mondo, favorì l'implementazione di missili, siano essi antiaerei, antinave o antisommergibile, a scapito dell'artiglieria navale che era il più delle volte ridotta a uno o due supporti da 127 mm.
Il fenomeno si è amplificato nel corso dei decenni e oggi la potenza di fuoco di una nave è molto spesso ridotta alla sola capacità di carico missilistico, in particolare dall'arrivo dei sistemi di lancio verticale e dei nuovi missili che estendono le capacità di queste navi, sia in aree tradizionali come come guerra antiaerea, antinave e antisommergibile, e in nuove come l'intercettazione antibalistica e l'attacco terrestre con l'uso di missili da crociera o balistici negli anni a venire.
Oggi, infatti, anche le navi più imponenti e poderosamente armate, come la cinese Type 055, la sudcoreana Sejong le Grand o l'americana Arleigh Burke Flight III, utilizzano un solo 127 o 130 mm, oltre ad alcuni piccoli- parti di calibro destinate all'autoprotezione a distanza ravvicinata.
E con l'eccezione di alcuni paesi come l'Italia, particolarmente dinamici nel campo dei proiettili guidati a gittata aggiunta come il Leonardo Vulcano, l'artiglieria navale è diventata un armamento secondario utilizzato essenzialmente per la gradazione della forza e possibilmente per il supporto tattico. situazione di media intensità.
Recenti progressi nell'artiglieria terrestre
Paradossalmente, allo stesso tempo, sono stati compiuti progressi significativi nel campo dell'artiglieria terrestre, con nuovi cannoni e nuovi proiettili in grado non solo di colpire bersagli 2 volte più lontani di quanto potevano, a parità di calibro, nei primi anni Cinquanta, ma anche con una precisione vicina a quella raggiunta dai missili, per costi notevolmente inferiori.
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