Non sorprendentemente, Il presidente turco RT Erdogan ha annunciato venerdì scorso che si sarebbe opposto all'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, nonostante i recenti sforzi di Stoccolma e Helsinki per soddisfare le richieste delle autorità turche. Come in precedenza, il Capo dello Stato spiega la sua decisione, che si rivela un ostacolo all'adesione dei due Paesi scandinavi all'Alleanza atlantica in quanto richiede l'unanimità dei voti, dalle politiche seguite dai due Paesi in materia di asilo. , e in particolare nei confronti di alcuni membri del partito dei lavoratori turchi o designati come tali da Ankara, ma anche in merito al sostegno dei predicatori Fethullah Gulen, oppositore del presidente Erdogan, e accusato dalle autorità turche di essere dietro il fallito golpe tentativo del 2016. Per il presidente turco si tratterebbe di evitare di ripetere lo stesso errore di quando la Grecia aderì all'Alleanza atlantica, compromettendo il passaggio che i due Paesi aderissero congiuntamente alla NATO il 18 febbraio 1952, e che la Turchia allora non avesse diritto di opporsi all'adesione di Atene.
Per il momento non è filtrata alcuna reazione ufficiale all'annuncio fatto venerdì dal presidente Erdogan, né dalla Casa Bianca né da altre capitali europee. Tuttavia, la Corte Suprema svedese ieri ha respinto La richiesta di Ankara per l'estradizione del giornalista Bulent Kenes, ex direttore del quotidiano di opposizione Zaman daily, in esilio a Stoccolma da diversi anni. L'argomentazione avanzata dalle autorità svedesi sull'indipendenza del sistema giudiziario svedese, concetto probabilmente oscuro per il presidente Erdogan, ovviamente non ha convinto le autorità turche, che hanno fortemente protestato. Tuttavia, vi sono pochi dubbi sul fatto che le autorità svedesi avessero previsto un simile esito, poiché la richiesta di estradizione avanzata da Ankara contravveniva alle leggi svedesi ed era molto improbabile che potesse essere autorizzata dai giudici della Corte Suprema svedese.
Tuttavia, il caso di Bulent Kenes è rivelatore delle reali ambizioni turche. Infatti, mentre Ankara aveva inizialmente annunciato di voler ottenere diverse decine di estradizioni di "terroristi" da Stoccolma e Helsinki, solo una procedura formale nominativa è stata effettivamente avviata dalle autorità turche, ovvero nei confronti di un giornalista, consapevole sicuramente che le possibilità di successo erano scarse. In altre parole, le argomentazioni avanzate dal Presidente Erdogan sul tema del rifiuto dell'adesione dei due paesi scandinavi alla Nato, hanno avuto fin dall'inizio ben poca materialità, e sono state, quindi, solo esche destinate a velare i reali obiettivi di Ankara, in particolare per quanto riguarda la revoca delle sanzioni americane ed europee in materia alcune tecnologie di difesa che consentono al paese di perseguire i suoi ambiziosi programmi di equipaggiamento militare, ma anche per ottenere la benevola neutralità occidentale rispetto alle ambizioni manifestate da Erdogan in Siria, Iraq e nel Caucaso, nonché neutralità de facto nei confronti delle tensioni con Atene.
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