Da diversi anni le tensioni tra Washington e Pechino, come il timore di vedere Pechino lanciare un'offensiva contro Taiwan, continuano a crescere. Adesso rappresentano un soggetto che flirta costantemente con il casus belli, tra le incursioni della marina e delle forze aeree americane e alleate nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan, le intercettazioni e le incursioni navali e aeree dell'Esercito popolare di liberazione nell'isola, e le successive e reciproche risposte non appena Washington invierà un nuovo carico di armamenti, parlamentari o membri del governo a Taipei.
La dinamica bellicosa è tale che ora le forze armate di entrambi i paesi sono impegnate in una corsa agli armamenti per sconfiggere l'avversario in quello che sembra sempre più uno scontro inevitabile.
Tuttavia, nessuno attualmente prevede uno scoppio delle ostilità nei mesi o negli anni a venire, il Pentagono stima da parte sua che il periodo di pericolo inizierà nel 2027.
Alla luce dei programmi industriali in corso a Pechino, Taipei e Washington, degli sviluppi geopolitici e delle ambizioni dei vertici delle maggiori potenze mondiali, quale sarebbe la data più probabile per un'offensiva cinese per riprendere possesso di Taiwan, e quale sarebbe allora la strategia scelta da Pechino per raggiungere questo obiettivo?
Verso un blocco piuttosto che un massiccio assalto aero-anfibio
Spesso, quando si studia lo scenario di un'offensiva cinese su Taiwan, ci si basa un vasto assalto aero-anfibio contro l'isola, preceduto da un intenso bombardamento con missili balistici e da crociera, anche i droni, per superare l'infrastruttura difensiva dell'isola.
Tuttavia, una tale ipotesi sarebbe, qualunque sia il livello di preparazione ei mezzi messi in campo da Pechino, una strategia estremamente rischiosa per l'Esercito popolare di liberazione.
Infatti, le rare grandi operazioni aero-anfibie che sono state condotte con successo nella storia sono state contro coste debolmente difese (Operazione Torch nel 1942, Operazione Moschettiere nel 1956), o quando l'aggressore aveva indiscutibilmente superiorità aerea e navale, e mezzi significativi per indebolire le difese e le linee logistiche dell'avversario, come ad es Operazioni di Overlord et dragone nel 1944, il Sbarco a Iwo Jima e Okinawa nel 1945, l'operazione Cromite (atterraggio Incheon) nel 1950, o San Carlos in 1982).
Tuttavia, come hanno perfettamente dimostrato le battute d'arresto della marina e dell'aeronautica russa in Ucraina, è molto rischioso voler privare un avversario delle sue capacità difensive aeree, antiaeree e antinave, anche facendo un uso intensivo preventivo attacchi di missili da crociera e balistici.
Infatti, la mobilitazione di una grande forza navale e aerea per compiere un assalto a Taiwan potrebbe avvenire solo dopo che le forze aeree, le difese antiaeree, le difese costiere e la marina taiwanese siano state completamente neutralizzate. Interverrà solo dopo una prima fase di combattimento di durata relativamente lunga.
Sarà quindi alto il rischio che una tale guerra aerea, balistica e informatica provochi l'intervento degli Stati Uniti e dei suoi alleati, ma anche, come avviene in Ucraina, la radicalizzazione della popolazione civile taiwanese, rendendo più difficile l'eventuale amministrazione dell'isola una volta sconfitte le forze taiwanesi.
Esiste però un'altra possibilità per Pechino, quella di puntare non su un assalto aero-anfibio, ma su un blocco navale e aereo impermeabile dell'isola, così da indebolire nel tempo la determinazione degli stessi taiwanesi, limitando al contempo gli scontri tra il PLA e le forze taiwanesi, almeno impedendo loro di colpire troppo le popolazioni civili e le infrastrutture.
Come il blocco navale e aereo attuato da J.F Kennedy nel 1962 intorno a Cuba in seguito alla consegna di missili balistici sovietici a medio raggio sull'isola, l'obiettivo di un tale blocco sarebbe quello di mantenere le distanze dal supporto militare e tecnologico americano e occidentale al isola, mettendo la US Navy e la US Air Force in una situazione complessa da condurre in termini di relazioni internazionali.
A lungo termine, il blocco danneggerebbe anche l'intera economia dell'isola, ma anche dell'intero pianeta, che dipende molto dai semiconduttori prodotti nel Paese.
Infatti, e anche se gli scontri tra le forze taiwanesi e cinesi saranno inevitabili in uno scenario del genere, lo scontro rimarrà al di sotto di una soglia tale da non mobilitare l'opinione pubblica e i leader politici occidentali, a differenza della situazione in cui si trova oggi la Russia, dopo i numerosi scioperi e atrocità contro i civili ucraini da parte degli eserciti russi.
A condizione che il blocco sia sufficientemente giustificato sulla scena pubblica e internazionale e che i mezzi per garantirne l'efficacia siano effettivamente implementati per un periodo sufficiente di diversi mesi, è molto probabile che si tratterebbe allora della migliore strategia per Pechino riprendere il controllo della 23a provincia, tenendo sotto controllo la resistenza civile degli stessi taiwanesi, e presentando sulla scena internazionale una narrativa tale da smobilitare molti potenziali alleati dell'isola.
Cosa significa tenere un blocco navale contro la Marina degli Stati Uniti?
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[…] 29 luglio 2022 […]
[…] ogni anno. In altre parole, sulla base della dinamica attuale, la Repubblica Popolare Cinese avrà, entro il 2035/2040, una forza navale composta da..., 80 cacciatorpediniere e incrociatori, 60 fregate e 20 grandi navi anfibie, spalleggiate da 15 [... ]
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