Dal ritiro degli ultimi EF-111A Raven dall'aeronautica americana nel 1998, la Marina americana è stata l'unica forza aerea statunitense con una flotta di caccia tattici dedicati inizialmente alla guerra elettronica e alla soppressione delle difese antiaeree nemiche. sull'EA-6B Prowler, poi, dal 2011, sull'EA-18G Growler, una versione dell'F/A 18 F Super Hornet specifica per questa missione. Tuttavia, le esigenze del Pentagono per questo tipo di missioni non sono scomparse con il ritiro degli EF-111A, e gli F-16C/D equipaggiati con missili HARM non sono stati sufficienti a garantire le missioni di scorta delle forze aeree nell'area contesa. Questo è il motivo per cui, oltre ai 9 squadroni imbarcati a bordo delle portaerei della US Navy, queste ultime hanno formato 5 squadroni cosiddetti “di spedizione” per sopperire a questa mancanza, ed operare da basi terrestri a beneficio dell'aeronautica americana e forze aeree alleate, in particolare in Italia e Giappone.
Ora, però, ogni dollaro conta affinché la Marina americana possa finanziare la sua evoluzione operativa per affrontare la sfida cinese e, ovviamente, non intende più assumere missioni che non rientrino strettamente nel suo mandato. Così si chiede nei documenti preparatori del bilancio 2023 del Pentagono mettere fuori servizio i 5 squadroni di guerra elettronica di spedizione e mettere i 25 Growler EA-18G che li armano sotto naftalina entro il 2025, liberando più di 1000 marinai e ufficiali per altre missioni, oltre a più di 800 milioni di dollari negli anni a venire, ovvero la metà del prezzo di una nuova fregata di tipo Constellation. Ricordiamo a questo proposito che il Aveva convocato il Congresso americano, lo scorso luglio, affinché l'aeronautica americana si doti nuovamente di un dispositivo di guerra elettronica e sopprima le difese antiaeree nemiche.
Questa proposta, che dovrà ancora essere approvata dalla Casa Bianca e dal Congresso, cosa che è lungi dall'essere certa, mostra tuttavia un profondo cambiamento nell'atteggiamento della Marina statunitense, già evidenziato con la presentazione del piano di costruzione navale fino al 2045 qualche anno fa. giorni fa. Sembra infatti che la Marina statunitense non intenda più cercare di “risolvere i problemi” del Pentagono o dei parlamentari americani, proponendo modelli complessi e costosi da realizzare. Di fronte a un contratto operativo sempre più impegnativo e a risorse che, tutto sommato, restano limitate rispetto alle ambizioni mostrate al Campidoglio, al Pentagono e alla Casa Bianca, lo Stato maggiore della Marina americana chiede ora chiare, se non eccessive, misure commerciali. tali da provocare, si potrebbe pensare, una presa di coscienza a livello politico sugli strumenti che saranno effettivamente necessari per rispondere alle sfide del futuro.
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