Tra i profondi sconvolgimenti geopolitici causati da l'offensiva russa in Ucraina, l'annuncio fatto domenica 27 febbraio dal cancelliere tedesco Olaf Scholz al Bundestag circa il massiccio aumento dello sforzo di difesa tedesco, è senza dubbio quello che avrà più conseguenze in Europa nel medio e lungo termine. Rompendo con 30 anni di sottoinvestimenti cronici da parte della Bundeswehr, che hanno portato il capo di stato maggiore tedesco ad avvertire pubblicamente Berlino del deterioramento delle capacità operative dei suoi eserciti dal primo giorno del conflitto in Ucraina, Berlino ha annunciato un piano volto a modernizzare l'esercito tedesco eserciti nel breve termine con una dotazione immediata di 100 miliardi di euro, sostenuta dall'aumento dello sforzo di difesa stesso "oltre il 2%", ovvero oltre 70 miliardi di euro nel 2021, a fronte di un budget di 53 miliardi di euro oggi, un aumento di oltre il 40%.
Questo annuncio ha già suscitato reazioni significative in Europa, poiché diversi paesi come i Paesi Bassi e la Finlandia hanno da allora annunciato la loro intenzione di aumentare significativamente anche i loro sforzi di difesa, ed è probabile che a breve termine tutti i paesi europei, compresi i più riluttanti come il Belgio, avranno anche realizzato uno sforzo di difesa pari o superiore al 2% del proprio PIL, ovvero l'obiettivo fissato dalla NATO dal 2014. La Francia, dal canto suo, ha già raggiunto quest'anno il 2%, con un budget per la difesa di 48 miliardi di euro, di cui 42 miliardi di euro destinati alle forze armate (il resto viene principalmente catturato dal pagamento di pensioni e pensioni militari). Dobbiamo quindi aspettarci che, per il suo PIL molto più alto di quello della Francia, la Germania si distingua in Europa in termini di capacità militari? È molto improbabile...

Infatti, dall'inizio del riarmo della Germania Federale nel 1954 e dalla sua integrazione nella NATO, Parigi e Bonn, poi Berlino, hanno sempre avuto cura di mantenere equilibrate le spese per la difesa, per non riesumare certe rivalità continentali. Negli anni '60, quando la Francia lasciò il comando integrato della NATO e sviluppò il proprio deterrente nucleare, questo equilibrio fu mantenuto, con i due che condividevano il potere militare in Europa, la deterrenza francese e la proiezione della forza, la potenza terrestre e aerea alla Germania. E infatti, per tutto il periodo della fine della Guerra Fredda, se i due bilanci della difesa erano rimasti in pareggio, gli eserciti tedeschi avevano molti più carri armati e aerei da combattimento della Francia, mentre gli eserciti francesi mettevano in atto un deterrente più che significativo, e forze d'assalto e di proiezione della forza molto più grandi, comprese due portaerei.
Infatti, quando Olaf Scholz ha annunciato il 27 febbraio il nuovo sforzo di difesa tedesco, non c'è dubbio che de Dernier aveva proprio concordato in anticipo con i suoi partner americani, britannici, europei e soprattutto francesi, da un lato di evitare qualsiasi reazione di sorpresa e preoccupazione, dall'altro coordinare le risposte di tutti. In tempi normali, Parigi avrebbe molto probabilmente annunciato uno sforzo di difesa dello stesso ordine di quello di Berlino, e questo allo stesso tempo, per mantenere l'equilibrio ed evitare che la situazione dei due paesi venisse strumentalizzata politicamente. Se il presidente francese non ha fatto nulla al riguardo, a parte una rapida allusione a un aumento dello sforzo di difesa nazionale durante il discorso televisivo sulla situazione in Ucraina del 2 marzo, è anzi soprattutto legato al particolare contesto della Francia di oggi, quando è in corso la campagna elettorale presidenziale. In questo contesto, l'annuncio da parte del presidente in carica, altrimenti non ufficialmente dichiarato candidato in tale data, di un massiccio e rapido aumento della spesa per la difesa avrebbe senza dubbio provocato un clamore politico generalizzato. Spetta ora ai candidati dettagliare le proprie risposte a queste questioni strategiche e critiche.

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