Per diversi anni, le autoritร europee hanno compiuto sforzi significativi per stimolare la cooperazione europea nei programmi di difesa. La prima osservazione รจ stata che nel 2000 gli eserciti europei hanno schierato piรน di dieci diversi modelli di aerei da combattimento e quasi un centinaio di modelli di veicoli corazzati, molti dei quali prodotti e mantenuti fuori dai confini del paese. Si trattava quindi di trovare approcci per razionalizzare lโequipaggiamento degli eserciti europei, per proteggere le loro catene di produzione e manutenzione e per stimolare lโautonomia strategica europea in questo settore. Tra le soluzioni implementate troviamo Cooperazione Strutturata Permanente, o Pesco, che oggi riunisce quasi un centinaio di programmi di cooperazione, alcuni dei quali di reale importanza strategica, nonchรฉ il Fondo europeo per la difesa, destinato a stimolare la ricerca e lo sviluppo e la progettazione di prototipi, e con una dotazione di 8 miliardi di euro per il periodo attuale.
Sembra tuttavia che i leader europei continuino a favorire lโacquisizione di attrezzature al di fuori dellโUnione Europea, in particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti. Pertanto, solo 3 paesi europei implementeranno il combattente Rafale francese e 4 il Typhoon In Europa, oggi ben 6 paesi dell'UE si sono giร rivolti all'F-35 americano, mentre altri 5 (Germania, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca e Romania) dovrebbero farlo anche nei mesi o negli anni a venire. Il discorso รจ simile per quanto riguarda i veicoli blindati, gli elicotteri, i sistemi antiaerei o l'artiglieria a lungo raggio, anche se nella maggior parte di questi settori esistono offerte europee perfettamente efficienti e competitive. Anche in campo navale, molti paesi europei privilegiano le soluzioni americane in termini di armi missilistiche e silos verticali, a scapito delle soluzioni franco-italiane, che tuttavia sono molto efficaci.
La Commissione europea, e il suo commissario Thierry Breton responsabile per le questioni industriali, ha quindi ripreso il problema, e ha proposto diverse misure per cercare di favorire il โmade in Europeโ in termini di contratti per attrezzature di difesa all'interno dell'Unione. In tal modo, propone di abolire l'IVA per i programmi europei, cosรฌ da mettere sullo stesso piano le proposte europee con quelle provenienti dal FMS americano, anch'esso sistematicamente esente IVA. Inoltre, Bruxelles propone di allocare diversamente i fondi disponibili del Fondo europeo per la difesa, in modo da sostenere meglio le esportazioni intraeuropee di questi programmi di cooperazione. Si intende infine sostenere meglio i programmi compatibili con la nuova โbussola strategica europeaโ, il documento che riassume le minacce e le sfide che lโUe sarร chiamata ad affrontare nei decenni a venire, come le armi di nuova generazione. Resta il fatto che, per quanto attraenti sui media, queste misure sollevano piรน domande che soluzioni.
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