A differenza delle forze aeree europee che intendono fare affidamento, nei decenni a venire, su caccia con equipaggio e possibilmente su droni aviotrasportati Remote Carrier per missioni di caccia e attacco, la Russia ha scelto di sviluppare, al fianco dei suoi Su-57 e Su di nuova generazione -75 aerei da combattimento e droni aviotrasportati Grom, un drone da combattimento pesante destinato a prendere un posto di rilievo nell'inventario aereo, sostituendo parte dei caccia e degli aerei d'attacco leggeri, come il Mig-29 e il Su-25. Questo drone, designato S-70 Okhotnik B (caccia in russo), è stato svelato per la prima volta durante il rullaggio e le prove di volo nel 2019. Ma la sua forma, e in particolare il suo imponente motore mutuato dal Su-30, lasciano aleggiare alcuni dubbi quanto alla sua reale discrezione, anche se gli industriali russi avevano insistito sulla natura temporanea di questa architettura.
Le foto che mostrano la nuova versione del drone che sta effettuando i suoi primi test di rotolamento la scorsa settimana sul sito di Novosibirsk, mettono fine a queste speculazioni, mostrando una presa d'aria e un ugello di espulsione del gas turbojet completamente ridisegnato, in modo da aumentare contemporaneamente il radar ma anche lo stealth a infrarossi del secondo prototipo, che dovrà iniziare, nelle prossime settimane, una fase di test anche in volo. Così adornato, l'Okhotnik B, lungo 14 metri con un'apertura alare di 19 metri, e il cui peso massimo al decollo raggiunge le 20 tonnellate, cioè quello di un caccia medio, potrà effettuare colpi in profondità nell'ordigno avversario, ma anche collaborare con combattenti con equipaggio, tra cui il Su-57 che da solo sarà in grado di controllare 4 di questi droni, entro la fine del decennio.

L'Okhotnik B non si avvicina ad un cacciatore solo per le sue dimensioni e la sua massa, ha anche le prestazioni, con un'elevata velocità di crociera subsonica, e soprattutto un'impressionante gittata di oltre 3500 km, e due alloggiamenti per armi progettati per ospitare lo stesso munizioni come quelle del Su-57 e del futuro Su-75, che sarà in grado di ospitare in particolare la versione aviotrasportata del missile antinave ipersonico Tzirkon, il Larchinka-MD, proprio come il missile Gremlin, o GZUR, una versione compatta del missile ipersonico Kinzhal. La combinazione di droni con radar ottimizzato e discrezione a infrarossi, e missili ipersonici antinave e aria-terra, darà alle forze aeree russe un vantaggio tattico significativo, e questo in un arco di tempo relativamente breve che non consente alle forze aeree europee di proteggersi efficacemente a breve termine.
Con l'S-70, infatti, l'industria aeronautica russa sta chiaramente riconquistando una posizione dominante nel campo dei droni da combattimento, nonostante qualche ritardo iniziale a fronte di Cina e Stati Uniti in particolare. Il drone deve infatti arrivare le sue prime capacità operative entro la metà del decennio, data in cui dovrà iniziare a essere consegnato all'Aeronautica Militare Russa, in concomitanza con il Su-57 che ne garantirà il controllo. Questo è un programma simile all'MQ-25 Stingray della US Navy, ma anche al GJ-11 cinese, ciascuno specializzato però in diverse missioni. D'altronde, il contrasto è a dir poco sorprendente con gli sforzi profusi in questo campo dall'industria europea, che fino ad oggi non ha sviluppato nessun programma paragonabile a quelli delle 3 superpotenze mondiali, e che entro il 2027 riuscirà appena a fornire i primi sistemi Euromale, un drone MASCHIO che sembra essere una generazione dietro i modelli americano, russo e cinese che entreranno in servizio contemporaneamente.

Viene da chiedersi per quanto tempo ancora gli europei, compresa la Francia, continueranno a progettare i loro programmi di modernizzazione dei propri strumenti di difesa sulla base delle esigenze industriali ed economiche, e senza tener conto del rapidissimo sviluppo delle capacità militari che la Russia ha e avrà , sia quantitativamente che qualitativamente. Armata, Tzirkon, Su-57, Okhotnik B, S-500 .. tanti sistemi che non hanno equivalenti o sfilano in Europa o addirittura oltre Atlantico per la maggior parte, e che devono entrare in servizio entro pochi anni dal venire, lasciando Gli europei più che mai alla mercé del Cremlino e della buona volontà della Casa Bianca di garantirne la difesa. Non è ora di concentrarsi sulla Difesa dell'Europa e degli europei, piuttosto che rincorrere un'ipotetica Europa della Difesa?