Di fronte alla crisi ucraina, l'Europa dovrebbe lanciare un โ€œPiano Marshallโ€ di difesa?

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Il 5 giugno 1947, il segretario di Stato americano ed eroe della Seconda Guerra Mondiale, il generale George Marshall, annunciava lโ€™attuazione di un massiccio piano di aiuti ai paesi europei per la ricostruzione delle loro economie, che rimarrร  ai posteri sotto il nome di โ€œPiano Marshallโ€. In soli 4 anni, gli Stati Uniti stanziarono, sotto forma di prestiti, 16,5 miliardi di dollari, ovvero il 10% del PIL degli allora paesi europei del blocco occidentale, per la ricostruzione europea e ciรฒ permise al vecchio continente di rivelarsi dalle devastazioni della guerra molto piรน rapidamente del previsto, in gran parte finanziando attrezzature importate dagli Stati Uniti. Questo programma fu anche uno dei pilastri della costruzione europea, poichรฉ permise di evitare di ripetere gli errori degli accordi di Versailles della Prima Guerra Mondiale, facendo sostenere alla Germania i costi della ricostruzione. 70 anni dopo, lโ€™Unione Europea ha fatto ricorso a un meccanismo simile per mitigare gli effetti della crisi del Covid-19, assegnando a questi membri un importo totale di 750 miliardi di euro in un piano di ripresa economica che rappresenta il 5,6% del PIL dellโ€™Unione, sempre per emergere piรน rapidamente dagli effetti di questa crisi.

Ma oggi si profila unโ€™altra crisi, che per il momento non viene affrontata in alcun modo dalle autoritร  europee. Le crescenti tensioni tra Kiev e Mosca, accompagnate dalla mobilitazione e dal dispiegamento delle forze russe ai confini ucraini, rappresentano infatti un grave rischio per la stabilitร  europea, dal punto di vista militare, economico e sociale. A parte la promessa di severe sanzioni da parte degli Stati Uniti e degli europei, la risposta occidentale allโ€™offensiva russa in Ucraina, che alcuni considerano probabile nei mesi, se non nelle settimane a venire, lโ€™Europa, come le cancellerie europee, sembrano incapaci di agire e neutralizzare le ambizioni del Cremlino.

Eserciti europei che affrontano la potenza militare russa

E per una buona ragione! Oltre alla comprensibilissima riluttanza dei leader europei ad impegnarsi in unโ€™escalation militare e diplomatica contro la Russia, anchโ€™essa prima potenza militare del Vecchio Continente e fornitore strategico di gas per molti paesi dellโ€™Unione, i paesi europei semplicemente non hanno la capacitร , da soli, di dispiegare una forza armata sufficiente in numero e materiale per pesare in questa crisi. Perchรฉ di fronte alla minaccia militare russa, e al piano di ricostruzione degli eserciti di Mosca avviato nel 2008 dopo lโ€™intervento in Georgia, e intensificato significativamente con il ritorno di Vladimir Putin al Cremlino nel 2012, gli eserciti europei, dal canto loro, se ne vanno a malapena una grave crisi di capacitร  ne ha compromesso notevolmente il potenziale operativo. Ciรฒ affondava le sue radici su due pilastri: lโ€™illusione dei โ€œbenefici della paceโ€ e dellโ€™onnipotenza tecnologica occidentale in seguito al crollo del blocco sovietico da un lato; e gli effetti delle guerre antiterrorismo o di quelle descritte come tali, in Afghanistan, Iraq o nel Sahel, dall'altro; tutti hanno contribuito a erodere considerevolmente i mezzi a disposizione degli eserciti europei, nonchรฉ i budget necessari per la loro ricapitalizzazione.

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zapad2021 sept2021 Germania | Analisi della difesa | Bilanci dell'esercito e sforzo di difesa
Secondo lโ€™intelligence americana, lungo il confine ucraino gli eserciti russi stanno schierando 175.000 militari attivi e 100.000 riservisti.

Per il momento, il piano di ripresa dellโ€™UE legato alla crisi Covid si concentra principalmente su azioni volte a rilanciare e modernizzare le economie nazionali. Ad eccezione di rari paesi, come lโ€™Italia, i paesi europei hanno scelto di non destinare parte di questi finanziamenti europei allo sforzo di difesa e alla modernizzazione/ricapitalizzazione dei loro eserciti. Tuttavia, nonostante gli sforzi annunciati dal 2014 per aumentare gli sforzi di difesa di ciascun membro della NATO al 2% del PIL, la situazione attuale รจ chiara nellโ€™est: mentre, secondo lโ€™intelligence americana, il sistema offensivo russo tende ad essere composto da 175.000 militari attivi personale, piรน di 100 battaglioni di combattimento tattico e piรน di 1000 carri armati da combattimento, supportati da quasi 100.000 riservisti in seconda e terza linea, gli eserciti europei non avrebbero potuto, nel migliore dei casi, mobilitare entro uno o due mesi, solo 50.000 uomini e da 250 a 300 carri armati, un mezzo del tutto insufficiente per dissuadere Mosca dallโ€™agire.

In queste condizioni, possiamo immaginare che venga lanciato un equivalente del piano di ripresa europeo, non per rilanciare le economie dei paesi, ma questa volta per ripristinare urgentemente gli equilibri di potere nellโ€™Est, e neutralizzare cosรฌ le ambizioni e le aspirazioni eccessive di il Cremlino nei confronti dei suoi vicini? Fino ad ora, lโ€™UE si รจ sempre rifiutata di conferire uno status speciale agli investimenti nazionali nella difesa, lasciando ogni paese responsabile dellโ€™impiego delle proprie risorse rispettando la regola del deficit di bilancio del 3%. E per molti leader europei, gli investimenti nella difesa, in particolare per modernizzare ed espandere le proprie forze, erano una prioritร  bassa rispetto alle esigenze economiche e sociali.

Il rischio migratorio della crisi ucraina


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