Scontro muscolare tra le forze aeree greche e turche

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Ovviamente, la Turchia ha sottovalutato lo spirito combattivo dei Greci. Le forze aeree greche hanno risposto ieri (10 dicembre) a 3 massicce intrusioni di aerei turchi nella zona di controllo del traffico aereo di Atene, inviando un gran numero di aerei dell'aeronautica greca per intercettarli. Secondo il ministro della difesa greco, N. Panagiotopoulos, i Miraggi greci "caddero" sugli aerei turchi e ha dato loro una "lezione di volo".

La prima incursione turca sarebbe avvenuta sopra l'isola di Akritos, poi sopra Lemnos Lesvos e l'isola di Chios. In totale, più di 20 aerei turchi sarebbero stati rilevati mentre entravano nello spazio aereo greco. Ma l'aviazione ellenica ha risposto con forza, inviando 38 aerei, Mirage 2000 e F16, per intercettare gli intrusi, che si sono trovati rapidamente "circondati" e sono stati costretti a ritirarsi, se si vuole credere al racconto dei piloti. Greco.

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Questo faccia a faccia muscoloso arriva pochi giorni dopo che il parlamento di Atene ha votato in modo schiacciante ammodernamento del resto della flotta F16 e Mirage 2000-5 in servizio con la Hellenic Air Force. A tal fine è stato stanziato un budget di 530 milioni di euro, che oggi rappresenta, più o meno, l'80% dell'investimento annuale a disposizione delle forze armate del Paese per l'ammodernamento o l'acquisizione di attrezzature. Secondo il ministro della Difesa N. Panagiotopoulos, una parte significativa di questo lavoro di ammodernamento dell'F16 sarà svolto dall'industria nazionale, in modo da essere pronta per eventuali richieste internazionali dello stesso ordine. La Grecia è, infatti, insieme a Israele e Paesi Bassi, uno dei membri del consorzio responsabile della manutenzione e della costruzione degli F16 su scala globale.

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Se l'impiccagione non è ovviamente percepita o presentata allo stesso modo in Turchia, che pretende anche che parte delle Isole Egee siano state trasferite alla Grecia dopo la sconfitta dell'Impero Ottomano durante la prima guerra mondiale, È improbabile che Ankara si fermi qui. Una volta che le batterie del sistema antiaereo S-400 saranno operative, questo tipo di scontro sul Mar Egeo avverrà nell'involucro di intercettazione del missile russo, rappresentando un'ulteriore minaccia per l'aereo ellenico. In quest'area, l'uso di missili SCALP lanciati da Mirage 2000s, nonché MdCN che devono equipaggiare IDF in discussione, probabilmente costituirà l'assicurazione sulla vita dei piloti ellenici, sapendo che in caso di ingaggio da parte di un sistema Sol-Air la risposta potrebbe essere grave.

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Le fregate di difesa e intervento dell'IDF greche trasporteranno 8 missili da crociera MdCN in grado di colpire obiettivi oltre 1000 km

Tuttavia, questo scontro mostra, ancora una volta, le tensioni che regnano oggi tra Ankara e Atene, tensioni che potrebbero, in qualsiasi momento, trasformarsi in conflitto armato. Sapendo che sia la Grecia che la Turchia sono membri della NATO, solo l'Unione Europea, o un'alleanza di paesi europei, sarebbe in grado di rafforzare la Difesa ellenica, come quello che fa la NATO di fronte a Russia negli Stati baltici e Romania. Un tale dispiegamento, abbastanza significativo da essere rappresentativo, ma sufficientemente limitato da non essere percepito come una minaccia diretta da Ankara, rappresenterebbe senza dubbio un primo passo decisivo nell'emergere di una vera difesa europea, e nel messaggio trasmesso all'opinione pubblica del continente. In questo campo, paesi come Francia, Germania, Belgio o Italia sarebbero legittimi a dispiegare forze aeree, difese anti-aeree e sistemi di artiglieria e guerra elettronica, in modo da contenere e scoraggiare qualsiasi sfortunata iniziativa del presidente Erdogan. Dopo tanti discorsi, è ora di trasformare l'idea in realtà, e di darle sostanza!

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