Domenica 1 dicembre 2024

L'esercito americano riceverà i suoi primi IM-SHORAD questo autunno

Nel giugno 2018, la Commissione Difesa del Senato americano ha dato l'autorizzazione a inserire urgentemente nella legge finanziaria 2019, la prima linea di bilancio del programma IM-SHORAD, per la Difesa Aerea di Manovra Iniziale-Short-Range, un sistema antiaereo mobile per fornire rinnovata protezione alle forze impegnate contro droni, elicotteri, aerei e missili da crociera. Le consegne delle 144 unità sarebbero dovute avvenire tra il 2020 e il 2024.

I primi 5 esemplari dell'IM-SHORAD, sviluppato dall'italiana Leonardo sulla base di un veicolo blindato Stryker, verranno infatti consegnati questo autunno, così da poter accelerare i test, quindi l'entrata in servizio. Il sistema è basato su una torretta Piattaforma di armi integrate riconfigurabile, della Leonardo, equipaggiato con un cannone antiaereo M220LF da 30 mm accoppiato con una mitragliatrice da 7,62 mm, un doppio lanciatore per missili Hellfire e un quadruplo lanciatore per missili Stinger, il tutto controllato da un radar RADA accoppiato ad un elettro- sistema ottico, e supportato da un sistema di disturbo contro i droni.

L'obiettivo dell'esercito americano è quello di poter schierare le sue prime unità, soprattutto in Europa, entro il 2020, e di equipaggiare 4 battaglioni antiaerei entro il 2022. IM-SHORAD resta comunque un sistema provvisorio, il programma essendo stato lanciato con urgenza, di fronte alla mancanza di difesa antiaerea sul terreno di cui lamentavano le unità schierate in Europa. Ciò è, tuttavia, indicativo della relativa debolezza delle forze aeree europee, incapaci di garantire, se necessario, la superiorità aerea alle forze NATO contro la Russia. È anche un segno di mancanza di anticipazione da parte dei dipendenti e dei produttori, di fronte alla minaccia dei droni, armati o semplicemente da ricognizione, per regolare il fuoco dell'artiglieria avversaria.

Quest’ultimo punto è stato evidenziato durante gli scontri dell’esercito ucraino nel Donbass, durante i quali l’apparizione di un drone generalmente precedeva di alcuni minuti un prolungato fuoco di artiglieria, sia da cannoni semoventi che da lanciarazzi multipli.

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