Nel 9,2 la Francia ha esportato attrezzature militari per un valore di 2018 miliardi di euro

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Dopo gli anni “Le Drian”, che hanno visto l’export francese passare da 4 miliardi di euro nel 2012 a 17 miliardi di euro nel 2015 e 15 miliardi di euro nel 2016, il 2018 ha registrato un calo molto significativo dei volumi esportati, limitato a 7 miliardi di euro. Il rimbalzo registrato nel 2018, con 9,1 miliardi di euro di ordini, corrisponde quindi più a un ritorno alla media che a una progressione. Infatti, su un volume d’affari di 20 miliardi di euro all’anno, il BITD francese ne esporta, in media negli ultimi 10 anni, la metà, consentendo all’industria della Difesa di generare e gestire il 13% dei volumi industriali prodotti ogni anno. un ecosistema di 200.000 dipendenti, più subappaltatori e posti di lavoro risultanti. In totale, sono più di 500.000 le persone il cui impiego è legato all'industria della Difesa Nazionale.

Il 2018, tuttavia, è stato notevole, con la promulgazione del contratto “CaMo”[efn_note]Motorized Capacities[/efn_note] con il Belgio, che rappresenta un atteso ritorno dei paesi europei tra i principali partner della Francia nel settore della difesa. Oltre ai 417 VBMR Griffon e ai 60 EBRC Jaguar ordinati da Bruxelles, questo contratto rappresenta anche un primo passo verso l'integrazione degli eserciti francese e belga in una sfera di collaborazione tattica europea. La Francia non registrava un ordine importante da parte di un paese europeo da quello di 55 Mirage 2000 da parte della Grecia. A questo ordine belga si aggiunge quello spagnolo per 12 elicotteri NH90 europei assemblati in Francia.

D’altro canto, il Medio Oriente continua a rappresentare quasi la metà degli ordini francesi, con oltre 4 miliardi di euro nel 2018. Per molti si tratta di contratti legati alla manutenzione e all’ammodernamento di attrezzature già in uso. continua ad essere il polmone del BITD, con un ordine di 12 Rafale aggiuntivi dal Qatar e motovedette leggere dalla Marina saudita. Mentre le considerazioni morali continuano a entrare nel dibattito pubblico e politico, questa dipendenza dalle esportazioni verso i partner contestati rappresenta una comprovata minaccia alla sostenibilità dell’industria della difesa francese.

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Infatti, se possiamo rallegrarci, come fa il Ministro delle Forze Armate Florence Parly, dei successi delle industrie della Difesa francesi sulla scena internazionale, non possiamo ignorare la dipendenza che si crea nei confronti di una clientela intrinsecamente versatile. Inoltre, mentre la Francia aumenta i suoi programmi di collaborazione a livello europeo, le esportazioni francesi potrebbero essere minacciate da questi stessi partner che, come possiamo vedere, hanno un’agenda diversa in termini di esportazioni. A questi due rischi si aggiunge la minaccia rappresentata dall’arrivo di nuovi attori, come la Turchia, la Corea del Sud e soprattutto la Cina, con offerte aggressive e ambizioni immense.

La soluzione non verrebbe dalla riduzione in valore delle esportazioni, ma dalla quota relativa che esse rappresentano nell'attività del BITD e, di conseguenza, dall'aumento delle commesse nazionali, indispensabili anche per conferire alle forze armate francesi la capacità per difendere il Paese e i suoi interessi.

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