April 2019, il mese di tutti i pericoli in Ucraina

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Questo mese di aprile si preannuncia potenzialmente decisivo per il futuro dell'Ucraina, in un contesto di immensa instabilità.

Da parte ucraina, le elezioni presidenziali si terranno il 31 marzo (1erround) e il 21 aprile per il secondo round. Se 44 ​​candidati si sono dichiarati, 3 sembrano poter essere eletti: il presidente uscente Petro Poroshenko, l'ex presidente Yulia Timoshenko e l'attore Volodymyr Zelensky. Tuttavia, i risultati di queste elezioni rischiano di dipendere dalla reazione di Mosca. In effetti, il presidente Poroshenko è a favore di una linea dura contro Mosca e contro il Donbass. In caso di vittoria, con un esercito ucraino ora riorganizzato e parzialmente modernizzato, potrebbe essere tentato da una campagna per riconquistare gli oblast che formano il Donbass. Inoltre, alcuni osservatori temono che, se fosse lasciato indietro nelle urne, sarebbe tentato di affrettare questo intervento per rinviare le elezioni e ripristinare la sua immagine politica con una (potenziale) vittoria militare.

Yulia Timoshenko sembra essere la candidata al dialogo con i russi. Durante il suo mandato presidenziale, è riuscita a negoziare in diverse occasioni con Mosca per porre fine alle crisi, in particolare a quelle energetiche. Il candidato è ampiamente sostenuto dai media di lingua russa.

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Il terzo candidato, Volodymyr Zelenskyj, è un attore che ha interpretato il ruolo del presidente ucraino nella serie ucraina Il servitore del popolo, che ha avuto un enorme successo nel paese. Fu attivo anche durante il Maidan e nel sostenere le forze ucraine impegnate nel Donbass. Sebbene abbia un profilo politico che in Occidente verrebbe definito “populista”, le sue posizioni sono misurate, anche nei confronti di Mosca. In molti sondaggi gli viene dato il vantaggio dopo il primo turno. Tuttavia oggi è improbabile che alla fine venga eletto, perché i 3 candidati principali rappresentano solo il 60% delle intenzioni di voto. La vittoria sarà quindi determinata dal gioco delle alleanze tra le due torri, ambito in cui Poroshenko e Timoshenko hanno molta esperienza, e dalla rete adeguata.

Da parte russa anche la situazione ucraina viene seguita con grande attenzione. Ovviamente il risultato delle elezioni è un parametro importante per valutare posizioni e opportunità nei confronti del vicino. Ma oggi anche il presidente Putin e il suo partito Russia Unita si trovano ad affrontare una significativa disaffezione da parte dell’opinione pubblica. Per la prima volta dal 2000, il numero dei russi che disapprovano le decisioni del governo supera il 50%, anche se tutti i canali mediatici girano a pieno ritmo nel tentativo di controllare l'opinione pubblica.

Pertanto, per quanto riguarda Poroshenko in Ucraina, diversi osservatoritimore che il presidente Putin si lasci tentare da un’azione militare diretta in Ucraina, così da replicare l’impulso patriottico seguito all’intervento in Crimea del 2014, quando l’indice di popolarità del presidente russo superò l’80%. A ciò si aggiungono l’uscita dal trattato INF, l’indebolimento politico del presidente Trump negli Stati Uniti con lo Shut-Down e le indagini sui suoi presunti legami con rappresentanti russi, ma anche l’indebolimento di leader europei come E. Macron, A. La Merkel, o T.May, ha creato un contesto molto favorevole per un intervento volto a conquistare l'Ucraina meridionale, fino alla Crimea o addirittura alla Moldavia. Le forze russe, di ritorno dalla Siria, dispongono ora di un elevato livello di addestramento, di equipaggiamenti modernizzati e di esperienza di combattimento, che possono aumentare la fiducia negli strumenti militari dei leader russi.

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Tuttavia, se una tale azione militare, provocata o meno dall’Ucraina, dovesse scoppiare, sapendo che né gli europei né gli americani sarebbero in grado di fornire una risposta diversa da quella diplomatica ed economica, ciò porterebbe soprattutto all’irrigidimento della mentalità di tutti posizioni, una riduzione ancora maggiore degli scambi tra Europa e Russia e molto probabilmente il consolidamento di un campo alternativo attorno a Russia, Cina, Pakistan, Iran.

Al di là della scelta degli stessi ucraini, spetta quindi soprattutto agli europei anticipare gli scenari, così da poter disinnescare rapidamente ogni slittamento, attraverso opportunità diplomatiche ed economiche politicamente più attraenti dell’uso delle armi. Resta da vedere se gli europei sapranno dare prova di discernimento in questa spinosa questione...

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